Cosa sono gli attacchi di panico? Cosa causa gli attacchi di panico? Quali sono i sintomi e come di manifesta l’attacco di panico? Qual è la sua durata? In questo articolo risponderò a queste domande, descrivendo una situazione che, secondo le statistiche, hanno sperimentato almeno una volta nella vita il 33% delle persone nel mondo, e ne soffrono attualmente come problema cronico il 3,5%. Dati molto alti.
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Cos’è un attacco di panico?
Parlando di attacchi di panico, viene subito in mente una paura molto forte, che insorge rapidamente dal nulla, come un fulmine a ciel sereno.
Ma il panico non è la stessa cosa della paura.
Può essere capitato ad ognuno di noi di provare molta paura per una situazione o un evento, ma poi piano piano siamo riusciti a tranquillizzarci.
Infatti, la paura è un’emozione molto importante per la nostra specie (ma anche per le altre). Questo perché ci consente di mettere in allarme il nostro corpo dopo aver valutato che ci troviamo davanti ad un pericolo imminente, per il quale non abbiamo sufficienti risorse per combatterlo.
Il panico è un evento molto più intenso. Spesso, le persone non riescono a definirlo in modo esatto. Nella pratica clinica, si sentono spesso frasi come:
<<Mi sentivo come morire, il cuore mi stava uscendo dal petto. Avevo come la sensazione che ad un tratto mi mancasse il respiro, che tutto intorno a me si fosse fermato. Non avevo più il controllo del mio corpo. È stato terribile!>>
La sensazione di morte imminente è una caratteristica molto particolare degli attacchi di panico. Inoltre, essa è la diretta responsabile di tutte le conseguenze mentali che l’attacco mentale porta, in particolar modo la rimuginazione. Vedremo più avanti questi aspetti dettagliatamente.
Quindi, se analizziamo il termine “attacco di panico”, possiamo notare come sia già ben definita la tempistica dell’insorgenza e anche della risoluzione. Infatti, il termine “attacco”, difficilmente fa immaginare un evento lento e preavvisato.
Ansia e attacchi di panico
Spesso, cercando ci capire cosa sono gli attacchi di panico, è possibile confonderli con l’ansia. Questo perché entrambe le emozioni condividono delle manifestazioni fisiche e mentali simili. Infatti, l’ansia porta ad una generale attivazione del corpo, alla contrazione muscolare e all’aumento della pressione sanguigna e del ritmo respiratorio, con sensazioni di annebbiamento e confusione; il panico si manifesta in modo simile, ma con maggiore intensità.
Ciò che separa ansia e panico sono le manifestazioni a livello mentale, strettamente cognitive. Infatti, ciò che genera il senso di disagio tipico dell’ansia è l’interpretazione errata rispetto alla pericolosità di un evento futuro, che dovremo affrontare. Diversamente, l’attacco di panico ha una grossa percentuale di sintomi fisici, sui quali si ragiona solo successivamente. Cambia quindi la tempistica del ragionamento rispetto alla manifestazione dei sintomi.
Tuttavia, ansia e attacchi di panico sono spesso le due facce della stessa medaglia. Infatti, si influenzano reciprocamente, costringendo la persona in un circolo vizioso dal quale è difficile uscire da soli.
Il circolo vizioso dell’ansia e dell’attacco di panico


Cercando di capire cosa sono gli attacchi di panico, possiamo ipotizzare che il periodo che c’è tra uno o più attacchi di panico sia caratterizzato da ansia anticipatoria rispetto all’eventualità che l’attacco di verifichi di nuovo.
È proprio questo meccanismo che rende così terribili gli attacchi di panico. Infatti, di per sé il singolo attacco di panico dura circa 10 minuti, e non lascia tracce evidenti a livello fisico. Insorge rapidamente, svanisce rapidamente. Andrebbe tutto bene, se non si attivasse il circuito dell’ansia.
Questa famosa nemica dell’uomo ha un effetto molto particolare, in questa situazione. Infatti, dopo aver sperimentato la terribile sensazione dell’attacco di panico, dopo aver pensato di essere sul punto di morire, di perdere il controllo e di impazzire, la paura ritorna in forme più subdole. Il timore che si possa ripresentare l’attacco di panico e l’ansia generata dal pensiero di dover rivivere i sintomi che lo caratterizzano diventano compagni fissi della vita quotidiana. In molte situazioni in cui ci si può trovare, spesso se in luoghi affollati di persone, chiusi o che possono avere qualche elemento di pericolosità soggettiva, ritorna in mente l’episodio di attacco di panico. In questo momento, l’ansia prende il sopravvento, ci fa preoccupare intensamente rispetto all’eventualità che si possa ripresentare da un momento all’altro, senza dare segni premonitori come in passato. Si tratta di una paura della paura. Una cosa veramente fastidiosa.
E quando si verifica nuovamente l’attacco di panico? Solitamente, se questo avviene conferma l’ipotesi peggiore che tanto abbiamo temuto. Di conseguenza, rinforza il circolo vizioso che solidifica il pensiero di pericolosità e di imminenza dell’evento. In altre parole, giustifica la nostra ansia e rende giusto, ai nostri occhi, preoccuparsi in modo così esagerato.
Diagnosi e sintomi del Disturbo da attacchi di panico (DAP)

Quali sono i sintomi e come si manifesta l’attacco di panico? Quando l’attacco di panico diventa un vero e proprio disturbo?
Principalmente, i sintomi immediati e ritenuti più fastidiosi sono fisici. Tuttavia, esistono manifestazioni degli attacchi di panico che hanno una componente di sintomi psicologici molto importante. In generale, l’attacco di panico si manifesta con:
- Palpitazioni, tachicardia;
- Aumento della sudorazione;
- Tremori o agitazione;
- Sensazione di soffocare, o di mancanza di aria;
- Dolore o fastidio al petto, a livello dello sterno;
- Nausea;
- Sensazione di avere la “testa leggera” o di essere sul punto di svenire;
- Confusione;
- Brividi o vampate di calore;
- Intorpidimento o di formicolio;
- Derealizzazione (sensazione che ciò che vediamo non sia reale) o depersonalizzazione (mi vedo dall’esterno del mio corpo);
- Paura di perdere il controllo o di impazzire;
- Paura di morire;
- Agorafobia (paura degli spazi aperti).
Secondo l’American Psychiatric Association e le linee guida contenute nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), un singolo episodio di attacco di panico non si può considerare “disturbo”.
Infatti, il disturbo da attacchi di panico diventa tale solo quando sono presenti delle particolari condizioni di frequenza e di durata. In particolare, si parla di “attacchi di panico”, quindi uno solo non è sufficiente per determinare la diagnosi di DAP. Inoltre, l’attacco di panico deve essere seguito da almeno 1 mese di preoccupazioni estreme ed esagerate relative al fatto che l’episodio si ripresenti o che possa avere delle ripercussioni gravi sulla salute.
Solitamente il disturbo da attacchi di panico (DAP) si verifica più frequentemente nelle femmine. Ha l’insorgenza tipicamente intorno ai 18 anni e raggiunge il suo apice nella prima età adulta.
Cura del Disturbo da attacchi di panico
Dopo aver capito cosa sono gli attacchi di panico, possiamo concentrarci sulla terapia. Questa prevede il supporto psicologico, la psicoterapia e, se ritenuto opportuno dallo specialista, un trattamento farmacologico per controllare i sintomi più fastidiosi.
Tuttavia, il consiglio che si può dare è quello di mantenere uno stile di vita sano e corretto, sia dal punto di vista fisico sia psicologico.
Fare sport, seguire le regole della buona alimentazione, prestare attenzione al riposo e liberarsi dalle tensioni quotidiane costituiscono un valido punto di partenza per combattere gli attacchi di panico.
Come puoi cercare di scaricare la tensione causata dalle stressanti giornate lavorative, per esempio? Leggi l’articolo sulle tecniche di rilassamento e scoprirai un esercizio utilissimo per il benessere psicofisico!
Hai letto l’articolo e ti sono venute in mente altre domande, dubbi o preoccupazioni? Non c’è problema, contattami e risponderò in brevissimo tempo a tutte le tue richieste!
Faccio notare che anche le crisi ipoglicemiche possono avere sintomi simili come riporto. Ma anche le crisi ipogkicemiche creano l ansia e la paura del ripetersi della crisi. E la sensazione di perdere i sensi e di essere alla mercé della gente se in giro… costituisce una sorta di preoccupazione che si puo tramutare in panico. Quando sopraggiunge una crisi ipoglicemica, il cervello manda dei segnali di avvertimento, una sorta di “campanello di allarme che è a corto di zuccheri” che si manifesta sotto forma di:
nausea, sensazione di fame, visione doppia, formicolio generalizzato, mal di testa, dolori di stomaco, pallore.
Se la glicemia continua a scendere compaiono altri sintomi più importanti:
cambiamenti repentini di umore, depressione, irritabilità, confusione mentale, stanchezza, sonnolenza, estesa sudorazione, incoordinazione neuromuscolare e vari disturbi visivi, motori e mentali.
Talora si diventa restii a collaborare e perfino aggressivi o “strani” (alcuni familiari affermano “…. Si comporta come se avesse bevuto …”).
Un’ulteriore abbassamento della glicemia, provoca:
tremori, parole e atti inconsulti, sensazione di angoscia, alternanza di crisi di pianto/riso, sensazione di irrealtà, disorientamento.
Infine, a valori molto bassi di glucosio nel sangue possono comparire:
convulsioni, perdita di conoscenza, paralisi transitorie fino al coma.
Buongiorno,
grazie per l’approfondimento. Sicuramente i sintomi degli attacchi di panico, come quelli dell’ansia patologica, possono essere interpretati in molti sensi. L’indicazione generale in psicologia clinica è quella di escludere qualsiasi condizione organica, previo controllo medico. Una volta escluse le patologie organiche, tra le quali quella di cui lei parla, è possibile iniziare il processo diagnostico a livello psicologico.
E’ anche vero che gli attacchi di panico non sempre si manifestano con tutti i sintomi elencati o con la stessa intensità. Lo stesso discorso può valere per la crisi ipoglicemica.
Sicuramente, una buona collaborazione interdisciplinare tra medico curante e psicologo può essere considerata d’elezione per la cura di questi disturbi!