Cos’è l’ipocondria? Quali sono i sintomi dell’ipocondria? Come si cura l’ipocondria? Sono domande molto frequenti. In questo articolo cercheremo di rispondere e capire qualcosa di più rispetto a questa condizione.
Capita a tutti di svegliarsi una mattina e sentirsi male. Magari si accusano sintomi muscolari, mal di testa o mal di pancia. Una parte di noi pensa a cosa potrebbe essere successo il giorno prima per causare tali fastidi: forse una cena troppo pesante, un movimento sbagliato, il freddo. Inoltre, qualcuno riesce anche ad imputare tali dolori ad uno stato di ansia elevata.
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Cos'è l'ipocondria? Quali sono i sintomi dell'ipocondria?

Cos’è l’ipocondria? L’ipocondria è una psicopatologia che è presente nel DSM-5 sotto il nome di “Disturbo d’ansia da malattia”.
Sebbene le cause dell’ipocondria non siano chiare, ma siano imputate ad una serie di fattori biologici, psicologici e sociali, i criteri diagnostici utilizzati per definire questa situazione lo sono. Da un punto di vista clinico, i sintomi dell’ipocondria e del disturbo d’ansia da malattia sono:
- Paura esagerata o convinzione di avere una malattia organica grave, potenzialmente letale;
- I sintomi fisici che la persona riferisce non sono presenti o, se presenti, sono lievi e non sono tali da giustificare la preoccupazione eccessiva; qualora sia presente il rischio di contrarre o avere una malattia (per esempio, lavorare in luoghi a rischio di contaminazione o aver avuto contatti con malati), la preoccupazione e il timore sono esagerati;
- La persona prova molta ansia e si allarma facilmente ad ogni segnale fisico del proprio corpo;
- La persona mette in atto una serie di comportamenti volti a identificare la causa del sintomo oppure volti alla cura della presunta malattia (per esempio, fissare frequenti visite mediche, ricercare sintomi su internet, controllare ossessivamente il proprio corpo alla ricerca di ulteriori sintomi);
- Oltre ai comportamenti di prevenzione e cura, è possibile che siano presenti anche comportamenti di evitamento (per esempio, annullare ripetutamente le visite mediche per timore di ricevere brutte diagnosi).
I sintomi sopra riportati devono essere presenti almeno da 6 mesi e devono comportare un disagio significativo sulla sfera personale, relazionale, lavorativa e sociale.
Il meccanismo dell’ipocondria: un circolo vizioso
Come le altre patologie che rientrano nel campo dell’ansia, quando ci chiediamo cos’è l’ipocondria dobbiamo sapere anche che è governata da un meccanismo particolare. Molto spesso, questo crea un circolo vizioso che continua ad alimentare il disagio e i comportamenti di prevenzione o di rassicurazione sul fatto di non avere una malattia.
Ovviamente, non è possibile identificare nel dettaglio i circoli viziosi di ogni persona, poiché i fattori che li influenzano sono molti e possono essere conosciuti solo con un adeguato percorso. Uno dei miei obiettivi come psicologo a Brescia e Desenzano e proprio quello di identificare e spiegare questi meccanismi. Questo può essere molto utile alla persona per capire cos’è l’ipocondria.
Tuttavia, secondo le esperienze di molte persone, il meccanismo base dell’ipocondria è quello rappresentato in figura.

È possibile che la persona inizi un monologo interiore che può essere come quello di seguito descritto. (Attenzione, il seguente esempio è preso da un caso vero!).
- Sono una persona che ha un’ansia di tratto abbastanza elevata.
- L’ansia porta a somatizzare alcuni disturbi fisici e sento un dolore al petto.
- Mi chiedo: “Quale potrebbe esserne la causa?”.
- Mi rispondo: “Potrei avere fatto un movimento strano, oppure aver preso freddo, quindi nulla di grave. Ma potrebbe anche trattarsi di un infarto, quindi la mia vita è a rischio!”.
- Mi domando: “Quanto mi conviene impostare la mia vita sulla credenza di essere a rischio di un infarto, per diminuire le probabilità che questo mi uccida? Molto!”.
- Cerco i sintomi dell’infarto, che rispecchiano quanto mi sento.
- Consulto un cardiologo, il quale mi dice che non ho problemi cardiaci.
- Non è una prova sufficiente, perché comunque esiste lo 0,0001 % che il dottore si stai sbagliando.
- Mi conviene pensare di avere ancora problemi cardiaci e quindi continuerò a monitorare il mio corpo, perché piuttosto che pensare di avere un dolore intercostale (che passerà), è meglio prepararsi al peggio!
Come si spiega questo meccanismo? Per rispondere, è utile sottolineare alcuni funzionamenti della mente umana che creano terreno fertile per il circolo vizioso. Secondo la psicologia cognitiva, l’essere umano elabora le informazioni attraverso una serie di credenze che già possiede. Queste informazioni ci aiuteranno a capire indirettamente cos’è l’ipocondria.
Quando la persona riceve una nuova informazione, questa deve decidere come integrarla in quelle già esistenti. Nel nostro caso, la nuova informazione è data dalla rassicurazione rispetto al fatto di non avere una malattia. Ma perché questa notizia non è così forte da cambiare il modo di pensare? Perché la nostra mente risponde ad una serie di principi che regolano l’attività di pensiero.

La persona fa più fatica ad abbandonare le idee più credibili
Le informazioni che riceviamo arrivano da tanti canali (noi stessi, gli altri, internet ed altro). Più chi trasmette l’informazione è credibile, più l’informazione avrà valore. Lo stesso dicasi per le volte in cui l’informazione è ripetuta. Quindi, perché ciò che dice un medico, per esempio, non ha comunque effetto? Perché la credibilità delle informazioni è data anche inconsapevolmente da quando queste si allontanano dalla nostra idea iniziale, ovvero se la confermano o la meno. Nel primo caso, saranno giudicate più importanti.
La persona fa più fatica ad abbandonare le idee più importanti
È più importante credere di avere una malattia molto grave, per la quale occorre cura e attenzione, piuttosto che credere di non avere nulla. Infatti, mentre nel primo caso potremo investire le energie per combattere la presunta malattia, nel secondo caso non saremo motivati a correre ai ripari, aumentando le possibilità di stare male.
La mente umana tende a credere maggiormente a situazioni per le quali è possibile avere molti esempi
Nel caso specifico delle malattie, non è difficile immaginarsi un malato grave, così come è facile che ognuno di noi abbia conosciuto o sentito di qualcuno che si è ammalato.
Inoltre, sono presenti dei fattori che coinvolgono anche il corpo e che ci possono aiutare a comprendere cos’è l’ipocondria e quali meccanismi la governano. Tra questi troviamo:
- L’aumento del livello di ansia quando si riflette sulla malattia porta il corpo ad attivarsi. Pertanto, quando il corpo si attiva, è possibile avere una percezione aumentata dei segnali che esso ci manda, come per esempio piccoli dolori. Questi fastidi, sono a loro volta creati dall’iper-attivazione del corpo quando entra nello stato d’ansia.
- Alcuni segnali del corpo possono avere più valore nel determinare la paura della malattia. Per esempio, un dolore al petto può essere interpretato come segnale di un infarto. Però, questo segnale ha più effetto su persone che hanno avuto conoscenza diretta o indiretta di situazioni simili.
Come curare l’ipocondria?

In molti mi chiedono come si cura l’ipocondria. Chi soffre di questo disagio ha già provato più volte a risolverlo in autonomia.
Come abbiamo visto, i tentativi di escludere le possibilità di avere una malattia organica pericolosa continuano a fallire, ma soprattutto hanno un effetto negativo, poiché alimentano il circolo vizioso della psicopatologia.
In questo caso, lo specialista che si dovrebbe contattare per curare l’ipocondria è lo psicologo.
Questa figura professionale può fare un’attenta valutazione del caso, che includerà la somministrazione di test, il colloquio clinico e una serie di altre procedure volte ad avere un quadro completo della situazione presentata dalla persona. Probabilmente, il processo si concluderà con una diagnosi, che se dovesse essere positiva per ipocondria aprirà la strada verso il percorso terapeutico, di competenza di uno psicoterapeuta.
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