In questo articolo approfondiremo alcuni temi della psicoterapia cognitivo comportamentale, cercando di capire cos’è, come funziona e la sua efficacia, quanto tempo dura di solito e l’importanza degli esercizi nel trattamento. Del resto, al giorno d’oggi si sente parlare molto più spesso di psicoterapia rispetto agli anni passati. Infatti, questa disciplina si sta insediando nel panorama sociale e culturale umano, affermandosi come un importante strumento di cura del disagio psicologico. Le informazioni che seguiranno in questo articolo non vogliono rispondere in modo esaustivo a tutti i dubbi che si possono avere su questo tipo di psicoterapia, né compararla con altri orientamenti, ma possono servire per farsi un’idea rispetto al metodo di lavoro che utilizzo a Brescia. Infatti, a secondo dell’orientamento dello psicoterapeuta, le modalità di lavoro con il paziente saranno molto diverse l’una dall’altra.
Cos'è la psicoterapia cognitivo comportamentale?
La psicoterapia cognitivo comportamentale è un tipo di terapia che ha inizio negli anni ’60 grazie ad Albert Ellis e ad Aaron Beck i quali, staccandosi dalla prospettiva psicodinamica che un tempo regnava indisturbata, crearono un modello della mente diverso, più attento ai fenomeni cognitivi che potessero essere osservati direttamente sia dal terapeuta, sia dal paziente.
Infatti, in quel periodo aumentò la necessità di avere una visione “scientifica” della psicoterapia. Il modello scientifico generale, basato sulla formulazione di ipotesi e sulla raccolta di dati attraverso esperimenti, sembrava essere indispensabile per favorire la crescita di una disciplina.
Così, nacque il modello “cognitivo-comportamentale”, basato per l’appunto su due orientamenti diversi, ma affini:
- Comportamentale: Approccio che mette in risalto la connessione tra emozioni e comportamenti, mirando a modificare la relazione tra i due quando è disfunzionale. In questi casi, il comportamento finale della persona può essere cambiato attraverso la rottura di schemi comportamentali esistenti, allo scopo di migliorare la risposta agli stimoli e agli eventi della vita.
- Cognitivo: Orientamento che considera fondamentali i pensieri, ovvero delle strutture di credenza con le quali la persona interpreta e rielabora le informazioni provenienti dall’ambiente. Secondo il cognitivismo, i pensieri influenzano il tipo di risposta emotiva e comportamentale e quindi, qualora siano disfunzionali, vanno cambiati con delle tecniche concrete e specifiche.
La psicoterapia cognitivo comportamentale è efficace?
La psicoterapia cognitivo comportamentale ha una base scientifica molto solida. Infatti, l’efficacia di questo approccio terapeutico è ampiamente dimostrata grazie a numerosi studi ed esperimenti condotti che costituiscono la struttura dell’orientamento. Alcune ricerche raccolgono una serie di dati utili a interpretare questo orientamento psicoterapeutico come metodo valido per la risoluzione di problematiche di ansia, panico, e depressione. Quando si parla di efficacia, facciamo riferimento, in primo luogo, ad esperienze passate che possano essere reali, ma soprattutto ripetibili (cosa che è centrale nel metodo scientifico moderno).

Oltre a questo importante aspetto, altri punti che aiutano a comprendere l’efficacia della psicoterapia cognitivo comportamentale sono:
Obiettivi chiari e condivisi
Prima di iniziare un percorso, è importante sapere dove si vuole andare. In caso contrario, non si potrà muovere neanche un passo che subito ci chiederemo verso quale meta ci stiamo dirigendo. Avere degli obiettivi ben definiti e condivisi tra terapeuta e paziente, aiuta a raggiungerli. Questo poiché se ne stabilisce l’ordine (a breve, medio e lungo termine) e gli strumenti per arrivarci.
Praticità e concretezza
La psicoterapia cognitivo comportamentale è pratica. Questo significa che il lavoro sia in studio sia all’esterno si basa su una serie di esercizi stabiliti di volta in volta che possono aiutare il paziente a migliorare nella comprensione del suo funzionamento psicologico, oltre che a dargli la possibilità di modificare i suoi schemi di pensiero e di comportamento. La concretezza è una caratteristica che aiuta a migliorare la chiarezza di ciò che si sta facendo, poiché riesce ad avvicinare il lavoro terapeutico all’esperienza reale della persona, senza interpretazioni o ipotesi calate “dall’alto” (cioè, senza una condivisione da parte del paziente).
Empirismo collaborativo
Rappresenta un elemento fondamentale della psicoterapia cognitivo comportamentale. Infatti, si presuppone che ogni persona abbia un bagaglio di pensieri e credenze su come funziona sé stesso, gli altri e il mondo in generale. Come due scienziati, terapeuta e paziente devono collaborare per scoprire quali sono queste credenze, ma soprattutto per modificarle in seguito a veri e propri “esperimenti cognitivi e comportamentali”.
Quanto tempo dura la psicoterapia cognitivo comportamentale?
Una domanda che mi sento spesso fare è: “Quanto tempo dura la psicoterapia cognitivo comportamentale?”. In effetti, mettendomi nei panni di chi inizia un percorso terapeutico, non possono che condividere i dubbi, le curiosità e la necessità di dare una risposta a questo interrogativo. Infatti, fare psicoterapia comporta sacrificio, impegno, motivazione e, non per ultimo, soldi. Potremmo considerarlo un investimento a medio-lungo termine.
Quindi, cosa rispondo a questa domanda? Rispondo che dipende. In generale, i benefici della terapia si fanno vedere fin dal primo mese, quando si inizia a far chiarezza e a creare la mappa del problema. La durata di una terapia con dei risultati stabili a lungo termine si prevede un minimo di sei mesi di lavoro.

Ovviamente, abbiamo visto come la psicoterapia cognitivo comportamentale sia un approccio basato su interventi relativamente brevi, che non si protraggono negli anni. Ma per valutare la durata della psicoterapia cognitivo comportamentale, dobbiamo prendere in considerazione vari fattori:
Risorse del paziente
Con il termine “risorse”, si intende tutto ciò che il paziente può avere che lo possa aiutare nell’affrontare la situazione problematica. Con questo, significa che si possono avere risorse interne (abilità di osservazione e monitoraggio delle proprie emozioni e pensieri, empatia, capacità di ragionamento ed altre ancora) o esterne (una rete sociale di famigliari, amici e professionisti che lo possano aiutare).
Gravità del disturbo
Qualora sia presente una psicopatologia, si deve valutare il livello di gravità. Con ciò, si intende il modo in cui è strutturato, quanto intacca la sfera individuale, relazionale, lavorativa e sociale e quanto limita la persona nella vita quotidiana. Alcune situazioni possono essere più resistenti al cambiamento di altre.
Motivazione e aderenza al trattamento
Solitamente, le sedute sono a cadenza settimanale. Ma un’ora a settimana non basta per avere un cambiamento ed è come una goccia nell’oceano. Il lavoro continua al di fuori dello studio. Pertanto, è necessario un alto livello di motivazione al lavoro proposto. Infatti, l’aderenza al trattamento, ossia quanto e come la persona segue le indicazioni suggerite in terapia, è un elemento importante nel definire la durata della psicoterapia cognitivo comportamentale.
Obiettivi stabiliti
Ovviamente, gli obiettivi condivisi tra terapeuta e paziente influenzano la durata della psicoterapia. Per esempio, se una persona ha come obiettivo solo imparare tecniche di rilassamento, piuttosto che avere una mappa del funzionamento mentale, i tempi sono molto più brevi rispetto a quelli previsti per obiettivi più complessi.
Quali sono gli esercizi della psicoterapia cognitivo comportamentale?
Abbiamo visto che la psicoterapia cognitivo comportamentale è pratica, concreta e si basa sulla collaborazione tra paziente e terapeuta. Inoltre, abbiamo evidenziato come la motivazione e l’impegno costituiscano parte fondamentale del trattamento. Per fare ciò, il terapeuta cognitivo comportamentale utilizza una serie di “esercizi” (in gergo tecnico, “homework”) che possano aiutare il paziente a modificare pensieri, emozioni e comportamento per raggiungere i suoi obiettivi. Spesso, le persone vedono gli esercizi come dei noiosi compiti da fare a casa, al pari di quelli dati a scuola. Invece, gli esercizi proposti in terapia riassumono quanto emerso e trattato durante le sedute, per dare la possibilità alla persona di generalizzare al mondo esterno quanto provato e applicato nello studio di psicoterapia.

Gli homework sono tantissimi e si possono anche creare ad hoc in base alla persona. Vediamo quali sono gli esercizi della psicoterapia cognitiva comportamentale, senza pretendere di fornire un elenco completo:
Esercizi cognitivi
- osservazione, monitoraggio e registrazione dei pensieri disfunzionali e delle emozioni;
- raccolta di informazioni a sostegno dei pensieri disfunzionali e a sostegno di quelli alternativi;
- compilazione di tabelle;
- sostituzione e applicazione di pensieri maggiormente funzionali.
Esercizi comportamentali
- Tecniche di rilassamento;
- osservazione e registrazione del proprio comportamento in situazioni problematiche;
- esposizione graduale;
- prescrizioni di mettere in atto determinati comportamenti;
- tecniche di prevenzione della risposta comportamentale.
Se hai letto l’articolo e hai altre domande, curiosità, oppure se vuoi raccontarmi la tua esperienza, ti invito a scrivermi! Risponderò nel più breve tempo possibile.