Cos’è il rimuginio? A cosa serve rimuginare? Perché non riesco a smettere di rimuginare? Durante la mia attività clinica, mi capita molto frequentemente di avere a che fare con una situazione particolare, che spesso crea un disagio marcato: il rimuginio.
In questo articolo vorrei farti capire cos’è il rimuginio e quali sono le sue funzioni. Infatti, anche se può sembrare una perdita di tempo fastidiosa, ha una sua utilità all’interno della situazione di disagio o di un disturbo. Purtroppo, questa utilità è solamente apparente e a lungo termine non porta a nessuna soluzione pratica. Al contrario, contribuisce esclusivamente a mantenere la sofferenza.
Indice dei contenuti
Cos’è il rimuginio: i sintomi
Per tutti coloro che si chiedono quali sono i sintomi del rimuginio, va sottolineato il fatto che rimuginare è già un sintomo di per sé. Infatti, durante la valutazione del problema, si presta particolare attenzione a tutti quei processi mentali che potrebbero interferire con il benessere psicologico della persona.
Per capire come si manifesta questo processo, dobbiamo fare un piccolo passo indietro. In particolare, dobbiamo capire quali sono le differenze tra uno stile di pensiero “funzionale” e uno meno.
Rimuginio e problem solving
Per farti capire cos’è il rimuginio, prendiamo come esempio un altro tipo di ragionamento: il problem solving. Questo stile di pensiero è molto frequente durante la vita quotidiana e ha anche grande importanza. Infatti, ci permette di arrivare alle soluzioni di svariati problemi analizzando diverse strade da percorrere. Quindi, ha una funzione molto pratica: ci permette di analizzare i nostri comportamenti e le possibilità, valutando pro e contro. Tutto ciò, per prendere quelle che secondo noi sono le decisioni migliori. In particolare, lo stile di pensiero orientato al “problem solving”, prende la forma di un albero rovesciato. Nella sua parte più alta troviamo il problema principale che richiede una soluzione. Successivamente, mano a mano che scendiamo nel grafico, troviamo tutte le possibili strade percorribili, fino ad arrivare ad una soluzione specifica.

Al contrario dello stile di pensiero orientato alla soluzione e alla presa di decisioni, il rimuginio spesso ci fa rimanere all’interno del problema. Infatti, chi sa cos’è il rimuginio, probabilmente saprà bene che la sensazione tipica è quella di essere intrappolati in un ragionamento. Questa cosa ha come esito quello di non farci fare assolutamente nulla. Perciò, chi è portato a rimuginare, non riesce ad arrivare a nessuna soluzione che gli permetta di applicarla e di sbloccare la situazione.
Esempi di rimuginio
Forme tipiche di pensiero di chi rimugina sono:
- Se avessi fatto così….allora probabilmente sarebbe successo che…
- Mettiamo il caso che succeda questo. Allora sarà possibile che andrà in questo modo! E allora, io sarò pronto per reagire!
- Chissa se ho fatto bene a dire quella cosa, magari sarebbe andata in modo diverso se…
A livello grafico, per comprendere il meccanismo di funzionamento, possiamo paragonare questo stile di pensiero ad una spirale. Il punto di partenza è costituito dal problema principale, al centro. Successivamente, da questo punto parte una lunga spirale di ragionamento che porta sempre più lontano dalla soluzione.
A cosa serve rimuginare?

Per capire meglio cos’è il rimuginio, dobbiamo anche capirne le funzioni. Anche se potrebbe sembrare paradossale, rimuginare ha una funzione specifica. Ovviamente, tutto dipende dalle caratteristiche della persona e del caso specifico. In generale, è possibile trovare una serie di funzioni del rimuginio. Una di queste è l’apparente riduzione dello stato d’animo fastidioso, come per esempio l’ansia fisica.
In secondo luogo, chi rimugina potrebbe pensare che, così facendo, potrebbe risolvere una serie di problemi. In questo caso, si confonde il pensiero produttivo con quello tipico del rimuginare, che non porta a nulla di utile.
Funzioni del rimuginio: la relazione con l'ansia
Prendiamo in considerazione il rimuginio in relazione all’ansia. In questo caso, è stato scoperto che ci sono due fattori principali che causano la sua comparsa e il suo mantenimento:
- la vigilanza estrema nei confronti degli stimoli interni ed esterni al proprio corpo (MacLeod e Mathews, 1988);
- l’attribuzione errata di funzioni positive al rimuginio stesso.
La persona ansiosa ha spesso dei pensieri di tipo “catastrofico” rispetto al futuro e considera il rimuginare come un tentativo di soluzione di questi pensieri, scambiandolo per problem solving. (Sassaroli, Lorenzini e Ruggiero, 2006)
Secondo queste ipotesi, il soggetto ansioso pensa di preoccuparsi “giustamente” per qualcosa di terribile che potrebbe accadere. In tal senso, fissare l’attenzione sul problema e “girarci intorno” gli permette di immaginare ogni possibile scenario futuro. Così facendo, la persona rimane in uno stato di allerta costante. Tuttavia, immagina anche che più problemi si immagina, più soluzioni potrà trovare. In conclusione, avrà un’idea errata rispetto al fatto che potrà reagire in modo molto più efficace davanti a tutte le strade possibili che si potrebbero aprire.
Per esempio, un ragionamento tipico di chi sa cos’è il rimuginio è:
“Sebbene rimuginare non serva per risolvere i miei problemi, sicuramente mi aiuterà ad affrontarli meglio quando si presenteranno!”

Come si smette di rimuginare?
Ora che abbiamo capito cos’è il rimuginio e l’importanza della componente mentale, possiamo confermare che la terapia cognitivo-comportamentale ha una buona efficacia nel suo trattamento (Hearn, Donovan, Spence, March 2018).
La tecnica d’elezione in questo caso è la ristrutturazione cognitiva. Tuttavia, è possibile associare al trattamento l’insegnamento di tecniche di rilassamento al fine di produrre uno stato di calma contrapposto all’attivazione fisica e mentale. Ovviamente, prima di procedere al trattamento è necessario inquadrare il problema e capire in che modo il rimuginio si inserisce nella vita della persona e mantiene il disagio.
Alcuni centri di terapia, hanno sperimentato l’efficacia di gruppi di lavoro terapeutico sulla riduzione del rimuginio.
Se hai bisogno di ulteriori informazioni o vuoi spiegarmi la tua situazione, ti invito a compilare il modulo di contatto! Risponderò nel più breve tempo possibile
Hearn, C. S., Donovan, C. L., Spence, S. H., & March, S. (2018). Do worry and its associated cognitive variables alter following CBT treatment in a youth population with Social Anxiety Disorder? Results from a randomized controlled trial. Journal of Anxiety Disorders, 53, 46–57
MacLeod, C. e Mathews, A. (1988). Anxiety and the allocation of attention in to threat. Quarterly Journal of Experiential Psychology: Humanistic and Experiential Psychology, 38, 610-659.
Sassaroli, S., Lorenzini, R. Ruggero, G.M. (2006). Psicoterapia cognitiva dell’ansia. Rimuginio, controllo ed evitamento, pp. 341-357. Raffaello Cortina, Milano.