Per quanti di voi hanno sentito parlare di “desensibilizzazione sistematica” e si stanno chiedendo cos’è, questo articolo cerca di spiegare nel modo più chiaro possibile i principi di questa tecnica. Inoltre, passeremo in rassegna gli scopi e i campi di applicazione nei quali la desensibilizzazione sistematica è applicata.
Prima di capire cos’è la desensibilizzazione sistematica, dobbiamo ricordare alcuni elementi teorici importanti per comprendere meglio le basi della tecnica. È importante anticipare che la desensibilizzazione sistematica è utilizzata prevalentemente per il trattamento delle fobie, anche se è utilizzabile anche in altre situazioni, come per esempio il Disturbo Ossessivo Compulsivo.
Indice dei contenuti
Lo stimolo e il condizionamento: basi teoriche per la desensibilizzazione sistematica
Uno degli studi più conosciuti e più importanti in campo psicologico è senza dubbio quello di Pavlov e dei suoi cani. Infatti, Pavlov ha gettato le basi per il comportamentismo, filone teorico della psicologia che trova ampio utilizzo nella tecnica di desensibilizzazione sistematica. Secondo questi studi, è possibile condizionare un essere vivente affinché abbia un comportamento desiderato nel momento in cui è esposto ad uno stimolo particolare. Nell’esperimento, veniva data una ciotola di cibo al cane (stimolo incondizionato), al quale seguiva l’aumento di produzione di saliva (risposta incondizionata).

Si scoprì che, dopo aver associato varie vote alla ciotola l’accensione di una luce (stimolo neutro), il cane iniziava a produrre saliva anche in assenza del cibo (risposta condizionata).

L'apprendimento delle fobie
Da questo principio, noto come “condizionamento”, è possibile spiegare alcune fobie apprese. Con il termine “fobia”, generalmente, si intende una profonda avversione per alcuni stimoli che possono creare ansia e angoscia. Tuttavia, spesso non è necessario entrare in contatto direttamente con lo stimolo per provare disagio, ma basta anche solo immaginarlo. Alcune delle fobie più comuni sono: altezza, animali, sangue, spazi aperti o chiusi. Ma la lista potrebbe continuare per molto. Il meccanismo di condizionamento sembra essere determinante nella comparsa delle fobie. Infatti, perché per alcuni gli insetti non costituiscono una minaccia, mentre per altri si? In sintesi, la persona che prova ansia alla vista degli insetti ha imparato a reagire in quel modo in base ad un evento specifico che nel tempo si è generalizzato, provando ansia anche solo immaginando lo stimolo specifico. La desensibilizzazione sistematica è basata sul principio di “contro-condizionamento”, ovvero un processo inverso a quello sopra descritto.
Cos'è la desensibilizzazione sistematica: la procedura
Per spiegare cos’è la desensibilizzazione sistematica è importante capire il suo processo di applicazione. Infatti, partendo dalle informazioni sul condizionamento sopra citate, possiamo comprendere come, ad ogni stimolo che condiziona la risposta ansiosa, è possibile associare uno stimolo contrario che induce rilassamento. In sostanza, la desensibilizzazione sistematica è una procedura che prevede di esporre la persona a due stimoli: quello oggetto della fobia (per esempio, i ragni) e quello rilassante (ad esempio, il rilassamento muscolare progressivo di Jacboson).

In generale, la desensibilizzazione sistematica è una tecnica che prevede una procedura a step, graduale. Possiamo identificare i seguenti passaggi:
1. Identificare lo stimolo che causa ansia (per esempio, un insetto)
Questa è la prima fase, indispensabile per capire cos’è la desensibilizzazione sistematica e per metterla in atto. Come si potrà facilmente intuire, consiste nell’individuare lo stimolo che crea ansia.
2. Evidenziare le caratteristiche e dimensioni dello stimolo che produce ansia
Ogni stimolo deve essere specificato. In pratica, si tratta di individuare quelle caratteristiche che possono creare ansia per avere una visione più dettagliata. Per esempio, se prendiamo in considerazione un ragno, possiamo evidenziarne diverse caratteristiche: grandezza, forma, numero di zampe, particolarità, velenosità e altro ancora.
3. Ordinare le dimensioni dello stimolo in ordine crescente
Dopo aver individuato le caratteristiche dello stimolo e scelto su quale lavorare è importante ordinarle da quella più facilmente tollerata a quella che crea più ansia. Questo passaggio è fondamentale per capire cos’è la desensibilizzazione sistematica, poiché ci suggerisce come la suddetta tecnica sia messa in atto in modo progressivo e crescente. Per esempio, per una persona con la fobia dei ragni, si potrebbe creare una tabella come questa, che tiene conto della vicinanza allo stimolo:

4. Insegnare una tecnica di rilassamento
Come è già stato detto in precedenza, le tecniche di rilassamento giocano un ruolo fondamentale nel trattamento dei disturbi d’ansia (disturbo d’ansia generalizzato, fobia sociale, ansia da prestazione e altre ancora). La desensibilizzazione sistematica si avvale delle tecniche di rilassamento per contrapporle all’ansia generata dallo stimolo oggetto della fobia.
5. Associare l’immagine ansiogena in contemporanea al rilassamento
Dopo aver capito quali sono i presupposti di questa tecnica, in questa fase possiamo capire realmente cosa è la desensibilizzazione sistematica. Infatti, in questo momento si da inizio al lavoro pratico. Dopo aver ordinato lo stimolo in modo crescente, questo è sottoposto alla persona che prima è entrata in una condizione di rilassamento. In seguito, quando la persona riesce ad immaginare nitidamente lo stimolo proposto, gli si chiede il livello di ansia provato. La procedura è ripetuta finché la persona non comunica di aver provato un livello di ansia pari a zero. Successivamente, si ripete la stessa procedura aumentando l’intensità dello stimolo secondo la classifica precedentemente creata.
6. Generalizzare quanto appreso all’esterno
Questa è l’ultima fase ed è anche la parte più importante, per verificare che la persona possa effettivamente liberarsi dall’ansia provocata dallo stimolo relativo alla fobia in contesti quotidiani. Infatti, se fino ad ora la persona era stata esposta agli stimoli ansiogeni solo a livello immaginativo, si procede con la sperimentazione della tecnica nel “mondo reale”. Per esempio, avvicinandosi in modo graduale ad un ragno e praticando le tecniche di rilassamento o altre metodologie cognitivo-comportamentali per ridurre l’ansia.
In conclusione, possiamo affermare che la desensibilizzazione sistematica è una tecnica. Pertanto, non è da considerare una terapia vera e propria, ma è solo uno dei tanti strumenti dello psicoterapeuta ad orientamento cognitivo-comportamentale. La sua applicazione deve essere valutata dal clinico e condotta in modo professionale.
Se hai altre domande in merito all’argomento, ti invito a contattarmi!