Cosa succede al primo colloquio con lo psicologo? Cosa devo dire durante il primo colloquio con lo psicologo?
In questo articolo proverò a rispondere a queste due domande che, a volte, creano ansia a chi, per un motivo o per un altro, sta decidendo se rivolgersi ad uno psicologo.
Anche se la situazione sta gradualmente migliorando, la figura dello psicologo è considerata ancora “strana”, quasi un tabù, nella nostra società. Alcune persone pensano che si occupi dei “matti”, delle persone con dei seri problemi mentali, che sono interpretati nello stesso modo in cui sono rappresentati nei film. Questi pensieri alimentano la convinzione che chi va dallo psicologo debba essere “curato”.
Invece, altri pensano che l’utilità dello psicologo sia nulla. Non solo non servirebbe a migliorare la soluzione, ma addirittura la peggiorerebbe. Secondo queste convinzioni, andare dallo psicologo comporta inutili grandi sofferenze, che si possono evitare semplicemente andando al mare o facendo una passeggiata in montagna.
Quindi, è possibile notare come vi sia una notevole confusione riguardo a chi è lo psicologo e a cosa fa. Spesso, per rispondere a queste due domande si fa riferimento a luoghi comuni. Tra questi, penso che il “test delle macchie” sia uno dei più gettonati.
Se da un lato le risposte facili servono alle persone per colmare la scarsa informazione sul lavoro dello psicologo, dall’altro alimenta il senso di insicurezza, di timore e di ansia di chi, invece, vorrebbe intraprendere un percorso terapeutico.
Le informazioni che riporto in questo articolo rispecchiano il mio metodo di lavoro, che è ampiamente condiviso dalle maggiori associazioni di psicoterapia cognitivo-comportamentale che frequento. Tuttavia, altri professionisti possono variare il loro metodo di lavoro.
Quindi, cosa succede al primo colloquio con lo psicologo?
Probabilmente, chi si trova a dover andare al primo colloquio da uno psicologo avrà telefonato e preso accordi sul luogo e sull’orario. Lo psicologo avrà probabilmente raccolto qualche dato, per esempio: il nome, il motivo della chiamata e avrà dato qualche informazione ulteriore. Fino a qui, nulla di insolito.
In base alla disposizione del professionista, la persona sarà fatta accomodare in una sala d’attesa. Potranno esserci altre persone, se è uno studio condiviso con altri psicologi o altri medici, oppure potrà trovarsi da sola. In ogni caso, lo psicologo è molto attento a tutelare la privacy dei suoi pazienti. Pertanto, non chiamerà mai nessuno per “nome e cognome”, ma probabilmente sarà lui a farsi riconoscere per permettere alla persona di capire che è arrivato il momento del suo appuntamento.
Una volta accomodati nello studio, a seconda dell’orientamento e del metodo di lavoro dello psicologo potrete trovare un arredamento differente. Infatti, c’è chi preferisce lavorare con una scrivania e due sedie, chi con delle poltrone o un divanetto, chi con la più famosa chaise longue.
Aldilà di questo, lo psicologo farà accomodare la persona al suo posto. Il primo colloquio con lo psicologo dura circa 1 ora, così come tutti i successivi colloqui.
Cosa succede durante il primo colloquio con lo psicologo?

A quali domande dovrò rispondere al primo colloquio con lo psicologo? Di cosa dovrò parlare?
Ovviamente, non esiste una procedura standard per tutti. Infatti, ogni persona è unica ed inimitabile. Pertanto, lo psicologo potrà scegliere diversi approcci per condurre il primo colloquio, a seconda delle caratteristiche della persona e del problema presentato.
Solitamente, il primo argomento trattato è il problema per il quale la persona ha richiesto il primo colloquio con lo psicologo. Le domande che molto probabilmente saranno fatte riguarderanno la situazione causa di disagio, quando è insorta, l’intensità degli eventuali sintomi e gli ambiti di vita in cui si manifestano maggiormente.
In questa fase del colloquio, a seconda del professionista, si potrà parlare più o meno a ruota libera. Infatti, c’è chi lascia più spazio alla persona durante la descrizione del disagio, chi invece incalza con alcune domande più mirate. Indipendentemente dallo stile dello psicologo, tutto ciò avverrà nei limiti della disponibilità ad aprirsi della persona. Perciò, questo significa che, trattandosi del primo colloquio, difficilmente lo psicologo “forzerà la mano”. Questo è un primo segno del rispetto della persona e della sua sofferenza. Le parole d’ordine, in questo caso ma anche durante tutti gli altri incontri, sono: empatia e sospensione del giudizio.
Infine, lo psicologo raccoglierà i dati anamnestici. Quindi, vi chiederà informazioni rispetto alla vostra situazione attuale: famiglia, lavoro, salute, amici, esperienze passate, lutti e molto altro.
Mi farà dei test?
Molte persone hanno dentro di sé l’immagine dello psicologo che usa svariati test per analizzare il paziente. In effetti, alcuni test saranno usati per inquadrare la problematica presentata, ma non avranno come obiettivo quello di “valutare” la persona. Si tratta di una serie di strumenti per comprendere meglio la manifestazione del disagio.
Comunque, in linea generale, è raro che i test siano somministrati durante il primo colloquio con lo psicologo. Ma, anche in questo caso, dipende molto dal metodo di lavoro del professionista.
Cosa succede dopo il primo colloquio con lo psicologo?

Cosa succederà verso la fine del primo colloquio con lo psicologo? Come starò una volta uscito dallo studio?
Lo psicologo avrà cura di condurre il colloquio cercando di creare un ambiente rilassante e piacevole. Pertanto, il paziente non dovrà controllare l’orologio. Questo compito spetta allo psicologo, che sceglie il momento più adeguato al fine di avviare la fase conclusiva dell’incontro. Di solito, in questa fase si tirano le somme di quanto è stato detto fino a quel momento. In dettaglio, si potrà ascoltare una restituzione più o meno elaborata del quadro che è stato tracciato nel primo colloquio.
Tuttavia, è veramente molto difficile che il primo colloquio con lo psicologo possa bastare per avere chiara la situazione. Saranno necessari altri incontri per approfondire meglio certe tematiche.
Pertanto, lo psicologo vi chiederà di fissare un ulteriore appuntamento, concordando data e ora.
Qualora non l’avesse già fatto, dovrà obbligatoriamente illustrare una serie di documenti burocratici indispensabili per la prestazione appena conclusa. Tra questi documenti troviamo:
- il consenso informato. Poiché il consenso deve essere “informato”, lo psicologo vi spiegherà nel dettaglio tutti i punti del documento;
- il trattamento dei dati della privacy;
- un documento che riporta un preventivo di massima, con il numero di sedute necessarie per affrontare il problema presentato. Come si può immaginare, fare una stima degli incontri necessari è molto difficile. Infatti, ogni persona reagisce in modo diverso, cambia con tempi differenti e ha a disposizione risorse diverse. Pertanto, è un dato che potrà subire variazioni nel corso delle sedute, ovviamente sempre concordandolo con la persona stessa.
Infine, dopo aver finito l’appuntamento e pagato la fattura, ci si ritroverà fuori dallo studio.
In questo momento potranno sorgere tanti dubbi, molti pensieri, preoccupazioni o emozioni come ansia, rabbia, felicità, senso di leggerezza o, al contrario, di pesantezza. È molto importante riflettere su queste sensazioni, pensieri ed emozioni che si provano poiché potranno rivelarsi molto utili durante il successivo colloquio con lo psicologo per avere nuove informazioni su sé stessi.
Dal mio punto di vista, chi esce dal mio studio può sentirsi bene, molto bene, male o molto male. Se la persona esce con una sensazione di indifferenza, può essere un segnale di allarme che qualcosa, da entrambe le parti, non è andato durante il colloquio.
Hai letto l’articolo e hai ancora qualche dubbio su ciò che accade durante il primo colloquio con lo psicologo? Oppure, vuoi farmi altre domande? In ogni caso, puoi contattarmi e riceverai una risposta in breve tempo!
Grazie x aver spiegato molto bene: spero che lo leggano tutti , soprattutto quelli che preferisco no fare da soli perché reputano una non necessita ‘ andare da uno psicologo e soprattutto una perdita di tempo e di denaro. Lo dico perché io senza l’aiuto della mia psicologa ( e psichiatra x i farmaci) non sarei qui adesso e sono molti anni che ci vado! Cercherò di comunicarlo al maggior numero di persone possibili
Buongiorno, mi fa piacere abbia apprezzato l’articolo! Purtroppo, in alcuni casi la figura dello psicologo non gode di una “buona reputazione”, vuoi per la visione negativa della “malattia mentale”, vuoi per la tradizione medica della salute.